Riflessioni su: Sch - IPO

Prove di lavoro.
La regina fra le discipline, colei che ha dato la possibilità di entrare nel mondo del Cane dalla porta d’ingresso principale e piano piano ci ha mostrato tutta la casa, spiegandoci la funzionalità e i collegamenti fra le ‘’stanze’’ e il ‘’personale’’ addetto alla manutenzione e salvaguardia di uno stato ottimale dell’intero Regno.

Mi avvicinai a questo mondo nel 1989. Ebbi la fortuna di avere come primo insegnante Giorgio Genovesi (figurante ufficiale, addestratore, preparatore e conduttore), proprietario di una scuola, pensione, pascolo:

"La Scuola"

Cominciai lavorando in una scuola-pensione, ove appresi i primi rudimentali accordi della cinofilia. La persona che affiancavo, anziana del settore di una decina di anni, mi aiutava a capire le regole del branco, cercando di togliere dalla mia mente tutte quelle sciocche convinzioni tipiche della nostra specie, in merito a come la pensa un cane e su come dovrebbe essere la sua vita in un pianeta governato da uomini.

Prima fra tutte: “osservando un cane, vedere un animale diverso dall’homo sapiens”.
Chi di noi, pensando all’amico a quattro zampe non ha mai pronunciato le famose frasi: “è come un figlio“ e “gli manca solo la parola “?… E chi non ha mai tradotto atti semplicemente istintivi in cervellotiche opere umane?…
Sicuramente però a nessuno è mai venuto in mente che guardandolo così, non facciamo altro che alterare la sua natura violando la stessa. Cercando di mutarlo in qualcosa che non è, agiamo negativamente sulla sua psiche.
E chi invece, ha mai pensato che cercare di rendere qualcosa o qualcuno, in questo caso un animale, simile ad un altro, vuol dire che quello stesso animale che si giura di adorare, in verità non lo si ama affatto?
Non accettandolo per quello che è, noi rifiutiamo lati del suo carattere, rifiutiamo quell’impronta che serve a distinguere gli esseri viventi e le cose, cancellandone la personalità. Cerchiamo in poche parole, di trasformare un ruscello di montagna fresco, spumeggiante e naturale, in uno spumante d.o.c. altrettanto fresco e spumeggiante è vero, ma decisamente non spontaneo.

Dal libro: ‘’Negli Occhi del Cane’’


Due anni nella scuola mi hanno veramente aperto un orizzonte del quale conoscevo poco o niente, come tutte le persone normali che vivono il Cane di famiglia;e in quei due anni, ho avuto l’opportunità di conoscere anche altre persone legate ad un'unica passione, il Cane, e soprattutto ‘’il Cane da Pastore Tedesco’’, chepersonalmente già amavo fin dagli anni delle elementari, del tempo della tv delle 17, e di quando trasmettevano Rintintin (nome logicamente dato al primo Pastore Tedesco che Papà portò a casa).
Molto grata sono anche a Giorgio Colombo (addestratore, preparatore e conduttore), a Carlo Fagioli (figurante ufficiale, allevatore, addestratore, preparatore e conduttore) e a Carmelo Sesto (figurante ufficiale, allevatore, addestratore, preparatore e conduttore), che con molta pazienza mi hanno aiutata nel momento in cui mi sono staccata dalla casa/base.

All’epoca, il mondo dell’utilità era per me, qualcosa di meraviglioso e irraggiungibile a livello di competizioni, però, essendo una sognatrice, mi piaceva credere che un giorno ce l’avrei fatta a partecipare ad una gara e poi chissà, forse in una vita nel mondo parallelo, anche al mitico Campionato Italiano SAS – Sch H3.

Le gare IPO mi interessavano meno, pur essendo anch’esse importanti, ma siccome erano più che altro competizioni sull’addestramento, e il carattere di Cane era preso in considerazione in minor misura rispetto all’esercizio, beh, ecco, non mi aggradava. Condivido che l’esercizio debba essere insegnato bene ed eseguito altrettanto bene, ma considerarlo di più, dell’interpretazione, proprio no mi andava giù… ma tanto cosa mi importava?...il Campionato SAS era su brevetti mica su prove IPO!!!

L’Sch, però, ad un certo punto, venne abolito, e le prove IPO, furono le uniche ad avere riconoscimento ufficiale.

Devo dire che prima di cancellare i brevetti, si iniziava già a delineare un po’ più di considerazione, nelle IPO, dell’interpretazione del Cane, degli esercizi, e quindi, si andava a crinare quel muro un po’ qualunquista che si ergeva tutt’intorno a queste prove.

Nei Campionati, i Grandi erano sempre Grandi e i piccoli no…però, però, piano piano, ecco che con il condizionamento, anche i piccoli, riuscirono a farsi strada. Da quel momento in poi non ci fu più il binomio che respirava insieme. E per me, morì l’utilità e difesa, poiché oramai era del tutto in mano al perfezionismo, al metodo migliore per arrivare a questo o a quell’esercizio, nel modo più brillante, nella maniera più determinata e senza che il Cane mostrasse mai, pur vivendola, alcuna lesione psicologica; doveva sembrare il miglior amico del conduttore di turno, doveva mostrare per lui quell’empatia telepatica che di vero c’ha soltanto la finzione di scena.
Animali fatti in serie al limite del pagliaccesco!E dotti medici e sapienti, che cercavano di offuscare i capi saldi dell’utilità e dello sport che selezionava una razza o una coppia!

Tanto si era andati oltre il concetto di espressione delle qualità e degli istinti nel corso dell’esecuzione di alcuni basilari selettivi, che si cominciò a parlare in maniera antropomorfa anche nell’esposizione del giudizio riguardante la prova appena esibita … non ‘’eseguita’’, badate bene, ribatto ‘’esibita’’, ché altro non era/ non è, che condizionamento circense!

Le competizioni si fecero sempre più limitative a livello interpretativo, e sempre più finte a livello dimostrativo: Cani con colli da cigno, code a bandiera, passi di dressage, sguardo fisso in alto (a rimirar le stelle – direbbe un poeta saggio), accompagnati da ‘’portabandiera’’ con passo marziale, sorriso stereotipato e sguardo fisso nel vuoto (hai visto mai, dovessero dare un aiuto, un sostegno al Cane nel momento del bisogno). Marionette senza fili, comandate da un telecomando.

All’inizio di questa seconda fase, i piccoli che sarebbero diventati grandi, compravano i Cani fatti dai Grandi, e a cavallo di quei Cani, preparati ancora in modalità forse un po’ estremista e militaresca, ma che però diedero a quelli che poi sarebbero diventati i numeri uno, la possibilità di mettersi in mostra, si misero realmente in mostra. Una volta diventati famosi, però, dovevano dimostrare il loro valore che non fosse unicamente riconosciuto in quel Cane speciale, creato a meraviglia da qualcun altro.
Come fare? Ecco che entrano in ballo le teorie psico-antropologiche e le varie specializzazioni sul portamento dell’orecchio sinistro del Cane, dell’unghia del mignolo del piede destro del conduttore, in contrapposizione al terra in volo per segnalare l’oggetto in pista e il salto da stambeccosenza toccare la linea immaginaria posta ad una ventina di cm, sopra all’ostacolo appena ridipinto. (così tanto per sparare qualche ..zz.ta in conformità al nuovo pensiero cinofilo).

Cani al limite dell’isterico e, … al limite della sopportazione.
Per mantenerli in attenzioni, il condizionamento è il cibo.
Per fargli eseguire la pista, il condizionamento è il cibo.
Per farli mordere, il condizionamento è mors tua vita mea.

E i giudici che non fanno che giudicare quello che vedono. Esattamente come dice il regolamento.
Una domanda mi sorge spontanea: possono vedere tutto quello che accade in campo?

Credo che la possibilità di riuscire a vedere tutto, sia data dall’esperienza. Emh, non fatta durante le gare giudicando, ma ‘’sulle proprie spalle da conduttoree preparatore del Cane che viene condotto’’ e dalla preparazione di ‘’almeno un considerevole numero di binomi nello sport che giudicano’’.

Se si tornasse al brevetto, dubito che qualcuno ancora si cimenterebbe, perché mette troppo in evidenza il Cane come essere vivente, e il suo preparatore, come l’altra metà della coppia.
Per quanto tu sia bravo a indottrinare il Cane schematizzando gli esercizi, sappi che come slta lo schema, salta la marionetta!

 

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