Le mie Oche
Nel momento in cui ci siamo trasferiti in
campagna, il nostro branco è notevolmente aumentato
completandosi con Galline, Caprette di montagna e Oche. La
casa è piccola, ma il terreno circostante no, così,
abbiamo pensato che, oltre al togliere provviste dai piatti
dei vivandieri, avremmo potuto avere un compagnevole aiuto
nella pulizia della terra. E così fu.
Al principio abbiamo condotto una vita separata, coinquilini
piacevolmente tolleranti che a volte si accompagnavano in
passeggiata.
Apache e Gilda li hanno amati tutti da subito, Loro un po’
meno.
Molto tempo è passato da quel primo
branco misto che purtroppo non è durato a lungo. L’inciviltà
propria del genere umano locale, o forse generale, ha provocato
una moria fra le nostre stupende creature… non ci fu
altra decisione da prendere, al tempo, se non quella di confinare
i restanti, in una parte più ‘appartata’
del giardino. Da sei anni solo i bianchi cigni sono rimasti
ad occupare quel posto d’onore.
Quattro anni fa, da dieci si ridussero a due. Un po’
le volpi del bosco (anche loro di qualcosa dovranno cibarsi)
e un po’ i diserbanti (non messi da noi) causarono l’ennesima
moria.
Arancia e Mandarino gli unici sopravvissuti.
È stato un duro colpo per noi, tanto da essere molto
indecisi se ripopolare o no la famiglia.
Passati i mesi invernali, Arancia mette in
opera un nido. Non abbiamo mai assistito ad una cova, e sinceramente
non pensavamo neanche che al giorno d’oggi, dove tutto
è artificiale, le Oche fossero ancora in grado di portare
avanti una gestazione.
Allo scadere dei sessanta giorni, in una bella mattina di
primavera, eccoti arrivare in fila indiana: Mandarino, Lampone,
Mirtillo e Arancia.
Vi lascio immaginare lo stupore e la gioia dei nostri cuori,
ci sentivamo tanto come Noè sull’arca o i primati
alla vista delle magie della Natura.
Alcune
foto
Per tutto il primo anno di vita dei piccoli,
il papà non ci ha permesso di avvicinarli, poi all’arrivo
della nuova primavera, sono iniziate le discussioni fra Mandarino
e Mirtillo sui giochi di potere. Le baruffe erano molto più
rumorose di quanto fossero violente, ma personalmente non
tollero nessun tipo di discussione, così un giorno,
esasperata da quegli spiumamenti, sono intervenuta in aiuto
di Mandarino.
Da quel momento Egli è diventato il mio Bianco Cigno.
Non è passato giorno, attimo, minuto che non mi abbia
elargito inchini, riverenze e strofinamenti.
Ad ogni cambio d’acqua lui è lì al mio
fianco, ad ogni servizio di vettovaglieria lui è il
primo ad arrivare e ad onorarmi, ed è anche pronto
a lasciare quelle granaglie gustose per seguirmi nel controllo
del giardino (voglio bene alle volpi, ma preferisco che scelgano
altri lidi per rifocillarsi).
Questa mattina 30 maggio, il caldo si fa
sentire più degli altri giorni: ‘non ce la faccio
più ad indossare le tute’. Rovistando nei cassetti,
trovo dei comodissimi fuseaux . Nel cambiarmi ho l’accortezza
di non cambiare anche la maglietta, i Saarloos non tollerano
i cambiamenti (loro cambiano il pelo con la muta, ma i colori
restano più o meno uguali, così come pure gli
odori e la tipologia di ‘indumento’ – l’uomo,
cambiando l’abito, perde l’odore e muta il suo
aspetto: pantalone, gonna, pantaloncino corto, felpa, maglietta
mezze maniche, ecc.), dopo un momento di perplessità,
Arowen mi viene incontro, il branco fa altrettanto.
Scendo in giardino dai miei Cigni, la reazione è pessima.
Il pantalone sventolante non è più a tiro di
sguardo, Mirtillo comincia ad aprire le ali cercando di allontanarmi.
In risposta, continuo a fare quello che faccio sempre, il
che spiazza un po’ il mio Cigno. Dopo poco sembra essersi
convinto che dentro quei pantaloni leggeri ci sono sempre
io, ma come fa per avvicinarsi, ecco Arancia e Mandarino che
bloccano, a lui e a Lampone, la strada che li separa da me.
Che strano!... possibile che anche per loro valgano i concetti
dei Saarloos?
Torno in casa e cambio nuovamente abbigliamento.
Scendendo ancora in giardino, li trovo più tranquilli
ma ugualmente mantengono le distanze.
È tutto il giorno che faccio avanti
e indietro ma papà e mamma non permettono ai figli
di avvicininarmi…
La cosa non mi convince!
Esattamente due mesi fa (sono certa della
data perché coincide con il ciclo primavera-estate
dell’antiparassitario sui nostri cani e gatti), Arancia
ha nuovamente messo in opera un nido, vi ha deposto le uova
e, come due primavere fa, ha covato diligentemente.
In questa nuova cova, ho scoperto di cosa è capace
un padre premuroso: Arancia per circa ventiquattro ore vive
nel nido, ma anche lei ha bisogno di nutrirsi. Durante il
giorno lascia le uova solo una volta la mattina e una volta
nel pomeriggio. Ce ne accorgiamo perché come lei si
affaccia nel vialetto che porta alle ciotole del cibo e dell’acqua,
suole chiamare Mandarino che subito risponde e si precipita
da lei. I figli gli sono al seguito. Mandarino apre le ali
ed intima a Mirtillo e a Lampone di non ostacolare il passaggio
della mamma, la quale s’incammina nel corridoio scortata
dalla sua famiglia. Mandarino vigila attentamente e non permette
a nessuno di avvicinare Arancia.
Riaccompagnandola poi al nido, rimane nelle vicinanze aspettando
un nuovo richiamo.
Nel mio girovagare diurno, mi accorgo che oggi Arancia sta
molto fuori dal nido, vado allora a controllare (è
vero che fa molto caldo, ma non tanto da lasciare le uova
per così tanto tempo… e se si fossero schiuse?...
non può essere perché vicino a lei e al suo
seguito non c’è traccia di pulcini).
Faccio capolino sul nido e… scopro
con molta tristezza che il nido di Arancia è vuoto…
qualcosa di terribile è accaduto… questa mattina
era cominciato tutto storto ed è terminato peggio.
Non credo assolutamente che siamo stati loro
a rompere le uova, credo che i piccoli siano nati questa notte
e qualcun altro se ne sia appropriato… credo allo smarrimento
del branco… credo all’impotenza e all’insicurezza
che ora vive fra loro.
Spero che si rimettano presto dallo sconforto,
spero di riconquistare presto i miei meravigliosi Cigni, e
di poter riaccarezzare le candide piume di Mirtillo…
vorrei tanto lenire questo stato di negatività, ma
più che aspettare il passare del tempo non credo che
possa fare.
Una famiglia, anche di semplici Oche, si
trova in preda al disorientamento quando un membro del clan
viene a mancare.
Se ne avete la possibilità, guardate
‘Vivere con i Lupi’ di Jim e Jamie Dutcher e potrete
osservare alcuni similitudini con quanto descritto prima,
nel momento in cui la dolce Motoki, lupo-omega, viene a mancare
per colpa di un puma. |