Salve, il mio nome è
Lupin. In verità questo è uno
dei tanti nomi che mi hanno accompagnato durante
il cammino della mia vita.
Sono un pastorello, non meglio definito. Il
mio manto varia di colore e tonalità:
dal beige al grigio e dal marron al nero.
Molti pensano alla mia anima, come a quella
di un bastardo, e non solo perché non
ho un certificato di appartenenza ad una razza
specifica; il fatto che nel tempo abbia maturato
un carattere che definirei alquanto diffidente,
con tutto quel che ne comporta, dà loro
la libertà di appiopparmi il titolo.
Sicuramente ho le mie colpe,
non sono mai stato un cane “facile”,
non ho mai avuto un carattere docile, a dirla
tutta sono stato anche un po’ nervoso, insicuro,
e ogni qualvolta mi si è parata davanti
una situazione sgradevole o conflittuale, ho reagito
con un atteggiamento difensivo; ma non credo che
sia tutta colpa dei miei “geni”.
Garantisco che non è stato semplice vivere
con gli esseri umani: “dicendo una cosa
ne intendono spesso un’altra”.
Seguendo l’istinto lupino
che mi contraddistingue, quando ero un cucciolo,
ho fatto di tutto per entrare a far parte di un
branco animale; una volta trovatone uno, ho cercato
di farmi accettare per quello che ero, così
come ho cercato di accettare io stesso, i membri
del nuovo branco, senza voler mutare i loro animi,
per creare in comune accordo, nel rispetto della
legge della sopravvivenza, una famiglia armonica.
Consapevole di non appartenere più ad una
famiglia canide, mi sono impegnato a comportarmi
come “madre natura” mi ha insegnato,
e ad essere sincero, non è stato lo stesso
impegno che ho trovato dall’altra parte
della barricata.
Quel che la gente non pensa è l’enorme
dolore, che un cane prova al momento del distacco
dai suoi fratelli e dalla sua mamma. Come tutti
gli altri, ho provato questo disagio. E la stragrande
difficoltà che abbiamo nell’interpretare
tutte quelle parole che gli esseri umani usano
per spiegarsi.
Forse ho frainteso qualcosa, ma ho la coscienza
a posto. Ho semplicemente letto le righe. Probabilmente
la colpa di un comportamento sgradito del cane
è proprio questo: leggere quel che viene
scritto senza ipotizzare il doppio senso inteso
fra le parole.
Siamo cani, l’uomo dovrebbe ricordarselo.
Tanto per non farla troppo lunga,
quel che ho imparato dal mondo che ci governa,
è questo: sei un debole?… tira fuori
la voce sennò ti schiacciano; hai fame?…
difendi la pappa con tutte le tue forze perché
un giorno potresti rimpiangere quel boccone rubato;
hai una cuccia riparata dal vento e dalla pioggia?…
non far avvicinare nessuno perché potrebbe
appropriarsene; appartieni a un branco di uomini
che ti ritiene un capo?… non farti venire
dubbi, se ti hanno dato il potere, vuol dire che
hanno bisogno di te, della tua guida, della tua
forza, per ciò difendili dagli intrusi;
quella stessa famiglia vuole darti e toglierti,
a suo piacimento il trono?… non dar segni
di squilibrio e fatti rispettare…ecc.
Ho fatto tutto questo, perché
loro me lo hanno insegnato.
ALLORA PERCHE’ MI HANNO CACCIATO DA CASA
E RINCHIUSO IN UN CANILE?
Ero spaurito, arrabbiato, deluso,
innervosito… tutti pensavano a me come a
una bestia feroce… se a un cane è
permesso odiare, io li ho odiati tutti…
tutti tranne lei.
Dedicato a Lupina, la persona
che mi ha tirato fuori da quell’inferno.