La docilità

Chi possiede un animo incapace di elaborare lo squilibrio nelle relazioni con il prossimo, può essere definito, docile.
E docile è chi possiede la capacità di capire l’ordine (non comando, ma ordine nel senso di disciplinazione delle cose, seguire l’ordine delle cose, il loro ordinamento), non dimostrando alcuna difficoltà a chinare il capo ad esso.
Come è docile chi è disponibile a credere in qualcuno, affidando a lui la sua fiducia.

Per essere docile bisogna essere completi, bisogna conoscere la strada della crescita caratteriale percorrendola dal gradino più basso ed arrivare al più alto salendo passo dopo passo, con l’unico scopo di arricchire se stessi, imparando attraverso la formulazione di domande alle quali non si sa dare risposta ed analizzando i propri errori, facendo tesoro delle vittorie soprattutto se nate da sconfitte dalle quali si è ricavato un insegnamento e dalle risposte ricevute da chi è mentore sulla questione.

Per essere docili bisogna essere buoni, e per bontà non si intende mostrare l’altra guancia che forse nel mondo degli uomini può anche essere vero, bensì s’intende avere una disponibilità d’animo incapace di progettare azioni volgenti al male. Causare dolore con intendo, e ferire finalizzando l’obiettivo nell’assolvimento del sentimento maligno che ha scatenato l’azione ‘’voler far del male’’.

Se proviamo ad analizzare l’osservazione su soggetti ritenuti capaci di docilità, ci accorgiamo che è nei momenti di maggior difficoltà e di maggior impegno che questa qualità naturale si pone in luce, favorendo a chi vive la difficoltà o affronta l’incarico o la situazione gravosa, la soluzione del problema. Perché la docilità permette una disposizione interiore a capire, a obbedire se necessita, a insegnare, e sempre e comunque con intenzioni didattiche e di benevolenza e mai il contrario.

Chinare il capo al rispetto e accettare la propria inferiorità psico-fisica, è segno di saggezza che solo la docilità può dare, e solo chi è in grado di capire l’importanza della propria assoggettazione a qualcosa che è più grande delle proprie capacità, può essere definito docile e saggio.

Pazienza, diligenza, obbedienza e capacità di concepire con saggezza, sono la risultante di un equilibrio interiore che è in grado di vivere (essere), solo chi ha capacità evolutiva e di aggregazione sociale.

Per accogliere una rivelazione, grande o piccola che sia, basta a volte essere docili, termine che indicava in origine la disponibilità a farsi istruire. (Erri De Luca)

E da questa citazione prendo spunto per identificare l’Animale docile in chi non ha bisogno della verga per essere domato, perché la sua motivazione ad apprendere da colui in cui è riposta la sua fiducia, è sufficiente per disporre il suo animo ad eseguire la direttiva.

Chi non è docile, mette prima il proprio interesse al posto della giustizia; da questo proprio interesse che non tiene conto della giustizia, nascono tutte le guerre in famiglia, nelle comunità, nella Chiesa, nella società. (Oreste Benzi)

In un Branco composto da Animali differenti dall’uomo, non troveremo mai soggetti capaci di indocilità, perché l’equilibrio e il benessere del Branco deriva dall’essere docili; la non docilità è forma di ignoranza, e chi si mostra indocile è solo un elemento non istruito; l’istruzione porrà fine alla sua deficienza formativa, e l’equilibrio prevarrà anche in lui.
È vero che a seconda dell’età dell’individuo su cui si pone l’attenzione avremo una risposta all’essere docile in base alla sua crescita, così come è vero che notiamo la stessa diversità a seconda del grado neotenico di appartenenza quando parliamo di Cani e di razze, ma ciò non fa che trovare conferma in quel che è stato detto poc’anzi, e cioè che la non docilità è manifesta là dove non c’è crescita e non c’è istruzione (da non fraintendere con la non conoscenza di fatti diversi da quelli riguardanti la socialità educativa).

Dire che un Lupo è un Animale cattivo e indocile, è la più grande eresia di questo mondo, seconda solamente all’altrettanto sproloquio dettato dall’ignoranza, che voleva che la forma della terra fosse piatta!

Tutti gli atteggiamenti di comunicazione sociale che possiamo osservare nel Lupo e nei suoi Figli, i Cani, rispecchiano in toto questa teoria, ponendo un punto di partenza sulla modalità di osservazione e sulla capacità di svolgerla. Mai fermarsi alla superficialità di ciò che l’occhio vede senza interpretare le azioni anche con la coscienza della logicità naturale. Un atto di dominanza, uno di benevolenza, un attacco, un bacio, una fuga, un richiamo, sono molto di più di quel che mostrano.

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Interessante seguire la discussione nel settore etologia sulle ''qualità naturali'' e sul post ''duttilità e docilità'' sul Forum:

http://www.pastoretedescoforum.it

nel Forum se cercate la parola docilità appaiono diverse pagine interessanti, anche nel settore del Cane Lupo di Saarloos, nel post ''atteggiamenti particolari'' ci sono alcuni tratti del nostro amatissimo Cane Lupo.

 

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