Fin dalla nascita il cane cerca
il suo posto nel branco.
Dopo qualche attimo di smarrimento – giusto
il tempo per rendersi conto dell’accaduto
– la prima cosa a cui l’istinto lo guiderà,
sarà quella di cercare il nutrimento. Ed
eccolo compiere dei piccoli movimenti in senso rotatorio
alla ricerca della mammella. TROVATA!!!
Delle leggere pressioni su di essa
con le zampine, gli permetteranno di sfamarsi. Più
sarà numerosa la cucciolata, più dovrà
essere determinata la sua volontà. L’obbiettivo
principale sarà quello di accaparrarsi la
posizione migliore per ricevere la maggior quantità
di latte.
Si usa attribuire a ciò la prima forma di
richiesta e d’imposizione da parte del cane,
ed è per questo motivo che molte persone
sostengono che il “fare le zampe” sia
un’azione da inibire.
Personalmente preferisco definire un simile atteggiamento
in maniera meno schematica. È per me l’inizio
della ricerca del proprio posto nel branco.
Già in tenerissima età, il cane, guidato
e sostenuto dall’istinto, cerca di inserirsi
nella società, e lo fa seguendo un iter di
richieste. Fare le zampe non è sempre da
interpretare come un atto di dominanza nei confronti
del prossimo, può essere una richiesta di
aiuto, un gesto amichevole o una semplice domanda.
Sta all’essere alle quali sono rivolte dare
la giusta interpretazione, non giudicando l’operato
con superficialità, non prescindendo dalla
situazione, dall’età, dal grado di
socializzazione e di socialità.
Se il cane, leggendo nell’atteggiamento capisce
quando un’azione esprime imposizione e quando
no, perché portato a valutare con naturalità,
e sa riconoscere nel nostro simile gesto - allungare
la mano - un segno di dominanza o un atto amichevole,
così dovrebbe essere per noi se è
lui a rivolgerci dei segnali.
Il problema sta nel fatto che l’uomo ha perso
l’abitudine di agire istintivamente e con
semplicità, per cui è portato a sconfinare
nel fraintendimento.
Di facile aiuto potrebbe essere il confrontare la
nostra gestualità alla loro.
Come sempre il linguaggio del corpo la fa da padrone:
quando ci viene presentata una persona è
usanza scambiarsi una stretta di mano – atto
di conoscenza – in quella stretta è
espressa la personalità dell’individuo,
ma solo con il crescere della confidenza verrà
messa a nudo. Quando non si conosce chi si ha di
fronte, è possibile assumere una postura
un tantino rigida, quasi in forma di difesa; con
l’andar del tempo questo ghiaccio si scioglierà
e anche il nostro corpo sarà più rilassato
e le parole usciranno dalla nostra bocca con una
tonalità più melodica; si arriverà
al punto di paccherarsi sulle spalle in segno di
saluto.
Dal primo momento a quest’ultima situazione
ci saranno state una serie di domande gestuali,
che hanno permesso una tale confidenza; quelle stesse
che ci rivolgono i cani per capire cosa è
lecito e cosa non lo è.
Potrete riconoscere in questo esempio il primo incontro
con un cane sconosciuto – lo posso accarezzare?
– e la confidenza quando è ormai un
compagno di giochi – fare le feste.
Un’ulteriore similitudine la possiamo trovare
in una situazione meno gradevole: due tizi non proprio
amici che hanno la brutta intenzione di venire alle
mani, si studiano guardandosi negli occhi, il loro
corpo è rigido le parole hanno un tono cupo,
dapprima in senso provocatorio, per lanciare la
sfida inizieranno con degli spintoni, e a seconda
delle risposte si darà inizio alla lotta
o meno.
Ugualmente faranno due cani fra loro. E allo stesso
modo noi con il cane e viceversa.
Certamente nessun essere correttamente socializzato
ha desiderio di mettere in discussione il prossimo,
ma non sempre i segnali vengono interpretati nel
modo corretto, e una semplice domanda fatta per
insicurezza può degenerare un rapporto, così
come un atto di supremazia male interpretato può
confondere gli animi.
E ancora: quando ci sentiamo insicuri spesso ricerchiamo
in un amico, in un confidente o per chi è
ancora un fanciullo nei propri genitori, un abbraccio
sincero, o “mi tieni la mano per favore?”,
quel contatto calma momentaneamente la nostra ansia.
Il cane non ancora del tutto consapevole delle sue
forze, vuoi perché ancora infantile o solo
timido per natura, ama posare le zampe addosso alla
persona della quale si fida per ricevere conforto.
Fare le zampe è un saggiare
il terreno per capire cosa può essere fatto
e cosa no, è il bisogno di aiuto, è
la ricerca del proprio posto nel branco.