Considerazioni libere intorno all’articolo del giornalino
dell’ENCI del giudice Grosso.
http://www.enci.it/rivista/articolo.php?anno=2011&numero=01&ordine=3
(Vi avverto, mi sono dilungata un po’
ma non tanto quanto avrei voluto ? … buona lettura!)
Se mi facessi i fatti miei camperei cent’anni
di più, ma siccome ormai sono vicino ai cinquanta e
non ho nessuna intenzione di toccare neanche il secolo, continuo
a leggere le tante cose che si scrivono in giro. Oggi, mentre
facevo merenda, mi è capitato sotto mano, il giornalino
dell’ENCI di gennaio, sfogliando le pagine, mi sono
fermata su uno scritto del giudice Grosso in merito allo sport
‘utilità e difesa’: ‘obbedienza il
piacere di lavorare’.
In questo mi trovo completamente in accordo con lui, non senza
però voler precisare che il piacere di lavorare lo
si può riscontrare spiccatamente anche nelle altre
due sezioni, ‘a’ la ricerca in pista e ‘c’
prova di attacco e difesa.
Per un attimo mi sorge il dubbio che ‘il piacere di
lavorare’ sia inteso dal giudice, solo ed unicamente
con l’essere brillante del Cane nell’eseguire
gli esercizi richiesti dal conduttore… e se è
così, molto probabilmente non diamo lo stesso significato
al pensiero ‘piacere di lavorare’, perché
anche nella sezione ‘a’ è facilmente riscontrabile
‘il piacere di lavorare’:
- sentire il respiro del Cane, osservarlo quando un fremito
lo percorre nel momento in cui individua la traccia, l’attenzione
che mostra nell’attuare un ‘sì stupendo
istinto… e allora un’altro dubbio mi viene in
mente, forse il giudice non considera l’attivare un
istinto, un piacere, forse la sola meccanizzazione o condizionamento
all’esecuzione di un’azione, è ritenuto
‘piacere al lavoro’ … e qui i nostri accordi
si allontanano ancora, poiché non si può ritenere
piacevole il condizionamento, ma un supplizio psicologico…
altresì,
- nella sezione ‘c’ non è difficile osservare
un Cane che mostra piacere a lavorare ,e non solo dal fatto
che sia reattivo, aggressivo e ubbidiente, perché questo
può avvenire anche se il povero Animale ha studiato
dai figli di Alessandro Volta.
Leggendo le prime righe mi sembra di cogliere
una vena di dissenso per quel che riguarda questo sport negli
anni ’90 (se così non fosse, cioè se avessi
io interpretato male il senso del discorso, chiedo pubblicamente
scusa, nel modo più assoluto non era mia intenzione).
Ricordo, proprio in quegli anni, uno stage con il sig. Codemo
e la sua fissazione sul trip, il gioco. Il Cane, secondo lui,
doveva prima di tutto giocare e imparare gli esercizi richiesti
per rispetto e per gioco. E ricordo anche, come tutti noi
che ci eravamo accostati alla cinofilia sportiva da pochi
anni, fossimo rimasti piacevolmente illuminati da ciò.
Gioco e rispetto. Il che significava: insegna con pazienza
utilizzando lo stimolo chiave, e non chiedere se non sei sicuro
che l’allievo abbia capito.
Ricordo i campionati di lavoro di quegli anni, che non erano
esasperanti per la precisione, ma richiedevano comunque una
professionale conoscenza della materia… non tutti sarebbero
stati in grado di lavorare con un Cyrus o con un Kato…
per non parlare della maestria del sig. Colaianni con i suoi
Dobermann…
L’articolo continua esponendo il poco
elastico giudizio matematico con cui, in seguito, molto in
seguito, vennero giudicate le prove di addestramento.
Concordo appieno, poiché si passò da una presentazione
di binomi, prima degli anni ’90 ad una presentazione
di binomi dopo gli anni ’90, quasi diametralmente opposta.
Cioè non si chiedeva più una performance precisa
anche se un po’ lenta, quanto una esibizione brillante
anche se un po’ imprecisa. Dopodiché cambiò
il metro di giudizio e divenne: precisione e brillantezza.
Come far sposare le due cose?... bella domanda…
chi l’ha fatto lo sa e spero che ancora si stia pentendo.
L’esasperazione prese il sopravvento, ma la cosa pazzesca
fu che nessuno vi pose rimedio.
Personalmente ho continuato a lavorare con
i miei cani, nel rispetto del loro essere, anche perché:
- Non ha chiesto il Cane di nascere, non è una specie
naturale ma l’artefatto dell’uomo.
- Non ha chiesto il Cane di venire a vivere con me.
- Non ha chiesto il Cane di lavorare.
Concepisco il lavoro e qualsiasi altra interrelazione con
il Cane come la sommatoria di azioni familiari, lavorare,
mangiare, dormire con un membro del branco.
Adesso si conviene che la matematica non
è elastica e non collima con il rispetto del rapporto.
Ma adesso siamo nel 2011, ne è passato di tempo…
beh, meglio tardi che mai.
L’articolo continua con la differenza
fra le prove IPO/FCI e le prove SCH/SV, differenza fra precisione
e valutazione del temperamento del cane.
Vorrei soffermarmi un attimo sulla parola temperamento, uscendo
forse dal tema dell’articolo ma neanche tanto.
Cos’è il temperamento?
Per quasi tutti è ‘il carattere’ e penso
che lo sia anche per il giudice Grosso, se no non avrebbe
inserito questa parola nel suo scritto ma ‘carattere’.
Forse nella grammatica italiana, temperamento e carattere
sono sinonimi, ma non lo sono nella grammatica cinofila:
- il temperamento (qualità naturale = risposte genuine
modificabili con l’esperienza’ ) è la capacità
di creare uno stimolo esterno per uscire da una situazione
di stress (stress = stato di agitazione causato da uno stimolo
positivo o negativo).
Nel temperamento è possibile individuare una seconda
qualità, la curiosità = capacità di reagire
ad uno stimolo esterno.
A seconda delle qualità naturali che
maggiormente spiccano nel cane, il temperamento chiama in
atto la più sviluppata. Es.: avremo reazione di insicurezza
se il soggetto non è supportato sufficientemente dal
coraggio; avremo una reazione aggressiva se questa sarà
la qualità naturale prevalente; avremo una reazione
infantile se la docilità ha la maggiore … ecc.
ecc.
È quindi sbagliato dire: un soggetto dal temperamento
aggressivo, perché se il soggetto ha scarso temperamento,
è solo l’aggressività a mostrarsi in maniera
diretta senza passare dalla valutazione permessa dal temperamento,
se invece il temperamento è sufficientemente alto,
l’aggressività è una risposta indipendente
dal temperamento poiché chiamata in secondo ordine…
spero di essermi spiegata.
Qui sotto riporto una tabella che ritengo
molto utile.
Istinti “impulsi innati per la conservazione dell’individuo.” |
Qualità naturali “risposte genuine modificabili
con l’esperienza.” |
L’istinto è ciò
che permette di agire senza rifletterci, spontaneamente.
È la spinta che passa dal pensiero all’azione
senza inibizione. Non si acquisisce e non è mutabile.
“istinto di conservazione = coscienza
di essere e di dover mantenere il proprio stato”
“istinto di ricerca = capacità di individuare
e di seguire una traccia”
“istinto predatorio = attitudine a porsi in agguato
per l’inseguimento e la cattura”
“istinto alla caccia = arte nell’inseguimento
della selvaggina per la cattura e uccisione della preda”
“istinto alla lotta = abilità nel combattimento”
“istinto alla difesa = protezione per l’immunità
dell’essere e del branco”
“istinto alla guardia = diligenza alla vigilanza
per evitare insidie”
“istinto all’imitazione = facoltà
di seguire per assimilare un’arte”
“istinto sessuale = impulso attitudinale che ha
per scopo la conservazione della specie”
|
Le qualità naturali sono la disinvoltura
e la semplicità nell’agire. Prive di affettazione,
ricercatezza e artificio, riflettono la purezza del
cane.
“aggressività = la capacità
di afferrare alcunché”
“coraggio = capacità di affrontare un pericolo”
“combattività = competizione; piacere alla
lotta”
“possessività = godimento di una cosa propria”
“tempra = capacità di sopportazione fisica
e/o psichica ad un’esperienza negativa”
“docilità = capacità di sottomissione
alle regole del branco”
“duttilità = predisposizione ad apprendere”
“sensibilità = agevolezza ad essere impressionato”
“temperamento = capacità di creare uno
stimolo esterno”
“curiosità = capacità di reazione
ad uno stimolo esterno”
“socialità = capacità di aggregamento;
disposizione naturale che permette la vita in branco”
|
L’articolo continua con il sottolineare l’importanza
della professionalità del giudice impegnato nell’esercizio
della sua qualifica.
Pienamente d’accordo!... molto, troppo spesso la mancanza
di conoscenza o professionalità ha fatto e fa, la stragrande
differenza.
Arriviamo infine alla descrizione del ‘piacere
del lavoro’.
Qui, siamo totalmente in disaccordo, probabilmente perché
la dialettica non rende omaggio alla verità del pensiero
e quindi, forse, anche io verrò fraintesa come, forse,
ho frainteso lo scritto.
Partiamo da un presupposto: piacere di lavorare insieme non
equivale a piacere di lavorare e basta.
Piacere di farlo insieme noi due e non tu e un altro o io
e un altro.
Il binomio è basato su fiducia e rispetto reciproco,
il branco lavora insieme perché esiste un’unità
e non perché esistono i rinforzi positivi
che non sono altro che un condizionamento psicologico, il
rinforzo positivo permette a chicchessia di lavorare con il
cane ‘X’, ma il mio cane lavora con me perché
siamo un branco e non perché siamo condizionati da
un ‘clic’ o altro.
Avete mai visto un cane condizionato al ‘clic’
andare in panico perché il rinforzo positivo non arriva?...
beh, è tale e quale al comportamento di un cane che
va in panico perché sa di aver sbagliato e si aspetta
il rinforzo negativo che non fa ‘clic’ ma ‘biz’.
Se è vero che siete dei professionisti,
smettetela di parlare di rinforzi e andate a scuola dai vecchi
saggi.
E continuo. Non è vero che un cane
che abbassa le orecchie e assume posizione passiva è
un cane sottomesso… è probabile che invece sia
un cane dominante che non rispetta il suo conduttore ed esegue
gli esercizi come detta il suo carattere… non facciamo
di tutta un’erba un fascio. Con questo non voglio dire
che è matematico che sia il contrario di quel che ha
scritto il giudice Grosso, ma solamente che non è sempre
così.
Personalmente ho ricevuto le scuse di un giudice sull’errata
valutazione del mio rapporto con il mio cane, scuse ricevute
dopo essersi informato sul mio compagno cane e su me …
E ancora ci tengo a precisare che non è vero che tutti
i cani brillanti e veloci sono lavorati con il rinforzo positivo.
Come già detto, il ‘biz’ ottiene lo stesso
risultato del ‘clic’ e del lavoro con il giochino
in mostra o il cibo o le vocine… qual è la differenza?...
la coscienza umana, che non sempre va di pari passo con quella
canina.
Non bisogna chiudere gli occhi per
guardare la velocità!
L’ultimo paragrafo parla di docilità
e istinto.
Prego il giudice Grosso di guardare lo specchietto sopra riportato,
che ci tengo a precisare, non è mio ma di un tal OTTMAR
VOGEL, se sa chi è! … e le dico questo perché
dopo qualche riga leggo:
‘…equilibrio tra docilità e qualità
naturali…’
Probabile che ancora una volta sbaglio io nell’interpretare
i suoi pensieri.
L’articolo termina con l’evidenziare
l’importanza della solidarietà professionale
e conoscitiva dei giudici.
E quindi le chiedo ancora:
- perché parlate di metodi e tecniche, non sono i metodi
e le tecniche a fare la differenza fra un uomo buono e uno
cattivo, ma è la conoscenza dell’unico linguaggio
che il Cane conosce, ‘il linguaggio naturale’…
ma io dico… vi siete mai chiesti perché
un cane fa la condotta o un seduto o un terra?... perché
un cane riporta e si allontana dal suo conduttore?...
perché un cane attacca e difende? …
perché esegue una condotta da dietro?...
perché fa una pista? (che non è per fame o per
un gioco o per costrizione!)…
ha mai visto le sedute di addestramento del rinforzo positivo?...
se si (come è sicuro che sia), ha mai chiesto agli
operatori se valutano i tempi di attenzione del cane (se sanno
di cosa si parla, almeno)?...
A tal proposito la invito a leggere un buon
libro ‘Lupi allo Specchio – Ascoltando la Natura’.
Negli ultimi anni non si sente parlar d’altro
che di metodi e rinforzi e nessuno prende più in considerazione
il Cane… mi sembra che dietro a tutto questo ci sia
spesso approssimazione e scarsa conoscenza.
Rimpiango il tempo di Ezio Guerrino Roman,
Luigi Cusato, Arturo Lezier, Ruggero Zorzan, Carlo Mezzetti,
Werner Prigant, Alfeo Brisotto, Giancarlo De Martini …
il tempo di Nino Cipriani e Stefania Dori e la loro squadra
di Boxer… rimpiango il tempo della SAS TRE VALLI…
mi manca il tempo di Martino Martinelli e di Carmelo Sesto…
ma soprattutto, mi manca da morire il Grande Lupo e mi mancano
i miei Cani.
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