Dopo quindici anni dalla sua apparizione
in Italia, ormai tutti conoscono l’Agility: una
sequenza di ostacoli da affrontare e superare senza commettere
penalità, nel minor tempo possibile. Non tutti
sanno però, il perché di tanto successo.
Fino a qualche tempo fa, erano ammessi alle gare sportive
solamente i cani blasonati (correttamente iscritti al
libro delle origini - F.C.I.), i simpatici bastardini
ne erano esclusi.
Quando arrivò l’Agility, si aprì
uno spiraglio agonistico anche per loro; potevano partecipare
infatti alle manifestazioni tutti i fedeli quattro-zampe
in grado di abbaiare.
Ciò fu di beneficio per la divulgazione della conoscenza
del “pianeta cane”. Furono in molti, avvicinandosi
a questa disciplina, ad assaporare la bellezza di partecipare
attivamente allo sviluppo e all’educazione del cane,
praticando con lui uno sport all’aria aperta.
I campi di Agility sorsero nei centri ove già da
anni venivano praticati gli altri sport, dove cioè
il personale addetto ai lavori, possedeva una cultura
di base creata nel tempo, fondata sull’esperienza
dei più anziani e sui libri di etologia. Nulla
veniva lasciato al caso. Si partiva con un corso di obbedienza
per insegnare al binomio, uomo-cane, il rispetto reciproco.
Attraverso alcuni esempi naturali, l’uomo imparava
a capire il semplice pensiero del compagno peloso. A mano
a mano che si procedeva con le spiegazioni, si delineava
una nuova intesa, così al momento dell’inserimento
degli ostacoli nelle sequenze di obbedienza, tutto veniva
facile, e il binomio cresceva.
Bisogna riconoscere che l’Agility è stata
un ottimo trampolino di lancio verso l’educazione
dell’uomo nei confronti del cane e viceversa. Ha
reso possibile il dialogo fra le due specie animali; l’uomo
ha imparato a pensare e a rivolgersi al suo cane come
si pensa e ci si rivolge ad un compagno, ad un collega,
ad un amico, a non comportarsi più in maniera apatica
limitandosi a portarlo a spasso tre volte al giorno ed
interagendo con qualche legnetto tirato lontano. Il cane
a sua volta ha trovato il posto nel branco, appagato delle
attenzioni nei suoi confronti.
Con il dilagare della passione verso questo sport, ecco
la flotta dei mecenati dell’improvvisazione. I campi
spuntano come funghi, e con loro tanti tecnici improvvisati,
che, vantando qualche folcloristico risultato, si spacciano
per istruttori, educatori e addirittura allenatori cinofili.
Questi personaggi sfruttando la meravigliosa generosità
del cane, realizzano i propri sogni di gloria e arricchiscono
il proprio portafoglio. Facendo lavorare per ore il fido
amico, esagerando nella spinta per la velocità,
chiudendo bruscamente le traiettorie, limitando la libertà
di espressione del fiducioso partner, distruggono quel
che madre natura ha scientemente fabbricato. Dal 1998
poi, con il cambiamento del regolamento, che ha giustamente
abbassato le altezze dei salti ma non ha ravvicinato le
distanze fra questi (o meglio in Italia viene tralasciata
l’esistenza di tale cambiamento – da m.7/9
a m.5/7) il tutto andando in un crescendo oltre ogni limite,
tanto da permettere un aumento di velocità di circa
il doppio. Ci ritroviamo così cani con problemi
di falangi fratturate, strappi muscolari, spine dorsali
doloranti. Ma a tutto c’è rimedio, una buona
dose di anti-infiammatori, cortisonici e quanto di più
pur di lenire il dolore. ATTENZIONE! Non per il bene del
cane, ma per l’arrivismo del suo conduttore che
imperterrito continuerà a distruggere il povero
malcapitato, il quale non sentendo più il dolore
provocato dalle menomazioni, soddisferà il padrone
finché avrà respiro.Come riuscire ad individuare
questi personaggi?
Quando vi recherete in un centro di addestramento per
cani, abbiate la buona creanza di non fermarvi laddove
si parla esclusivamente di sport inteso come competizione
con il prossimo; dove l’estremizzazione della tecnica,
il desiderio di perfezionamento, la ripetitività
di esecuzione di un ostacolo o di un esercizio - e si
parla addirittura dell’affrontare decine e decine
di volte una palizzata, un passaggio di slalom o un intero
percorso per guadagnare il millimetro - vanno a discapito
dei tempi di attenzione e reazione del cane; dove le stecche
dei salti invece di essere in legno dm. cm.2,5 circa,
sono in ferro pieno (in tal modo il cane staccherà
più in alto del dovuto in quanto sarà bastata
una sola volta, urtando l’aggeggio, per sentire
dolore - povere ginocchia); dove si parla di razze vincenti,
di vita ideale per ottenere il risultato in gara (relegare
e isolare il cane, per avere la sua massima espressione
nel momento in cui a lui vi dedicherete nel ring di lavoro).
Ogni giorno mi imbatto in alcune di queste miserabili
persone, e ogni giorno cerco di redimere il loro arrivismo,
o quanto meno cerco di limitarlo ad un giro di affari
esterno al mondo cinofilo.
Il mio credo è fondato sul rispetto per la conoscenza,
attraverso la semplicità di linguaggio del cane,
cerco di riportare l’uomo ad apprezzare la naturalità
delle cose, a fondere due menti così diverse e
così simili fra loro.